CAPO DI BUONA SPERANZA

Le amiche sono state fondamentali nel percorso di analisi che mi ha portato alla risoluzione dei miei problemi e delle mie insicurezze.
Non sarebbe successo nulla se non avessi trovato il modo di sciogliere i miei nodi aprendomi con chi ho accanto. L'ho fatto ed è stata davvero una bella idea.
Molti pensano che andare da uno specialista, psicologo o psichiatra, sia difficilissimo e tremano solo all'idea di confidarsi con uno sconosciuto perfetto. Vero, può non essere semplicissimo aprirsi con qualcuno di cui non sappiamo niente, ma per me è stato il contrario.
Il fatto che il mio interlocutore non avesse nulla da spartire con me mi ha sempre fatta sentire libera. Ero sollevata da ogni responsabilità: quella di mantenere un contegno, quella di ferire chi avevo di fronte o, peggio ancora, di scioccarlo con le mie rivelazioni.
L'analisi è diventata la mia ora d'aria. Rilassante, bella, persino divertente, sicuramente terapeutica. Ho capito che qualcosa davvero non andava in me solo quando mi sono resa conto che provavo piacere a parlare con una sconosciuta perfetta che, anche se mi ispirava fiducia e mi stava aiutando molto, rimaneva pur sempre una sconosciuta perfetta.
I quarantacinque minuti di ogni seduta volavano e andando via chiudevo la porta con una sensazione sempre diversa: sgomento, paura, allegria, eccitazione, curiosità, coraggio, dubbio.
Comunque, sempre "ispirata" e piena di voglia di tornare.
Ma come mai stavo così bene con una sconosciuta, professione a parte?
Perchè dovevo lavorare sul mio senso di socialità. Lei me lo ripeteva spesso, io lo capivo ma lasciavo tutto lì, di fatto non cambiavo nulla e il mio mondo sociale rimaneva fermo e spento.
La rivoluzione è arrivata col dialogo, il più complicato, con chi mi conosceva bene.
E' lì che tutto si ribalta, e gli equilibri diventano difficili da gestire. Si mette in gioco così tanto di sè che si muore dal terrore. Temevo che la fiducia e la credibilità conquistate in anni di amicizia si incrinassero. Perchè? Mistero della mente di chi è vittima dei suoi cattivi pensieri.
Allora sono arrivati in sequenza ( sparsa ) un pò tutte le mie amiche.
Da pessima empirica-matematica ed ex studente di liceo, le avevo divise in due gruppi: le 50 per cento e le 100 per cento.
Le 50 per cento erano quelle alle quali avevo già parlato di come stavo...ma che non conoscevano il resto: il percorso dell'analisi, i farmaci, la voglia di risolvere tutto e uscire fuori.
Le 100 per cento erano le più difficili, perchè non sapevano proprio NIENTE.
Assurdo pensarci adesso, ma le 100 per cento erano molte di più delle 50 per cento e, soprattutto, mi erano così vicine nel quotidiano che sembrava impensabile averle tenute completamente all'oscuro di tanti eventi così grandi.
C'è stato chi ha pianto, chi ha riso, chi ha domandato, chi è rimasto in silenzio, chi mi ha abbracciata e chi mi ha addirittura ringraziata come se le avessi fatto un favore( abbastanza, in effetti) perchè non ne poteva più di vedermi triste e martoriata da qualcosa che, evidentemente, stava rendendo la vita impossibile a me e a chi mi stava accanto, alla mia assoluta incapacità di reagire.
E' stato come osservare da lontano l'avvicinarsi dell'apocalisse, il momento in cui sarei morta, per poi rendermi conto che invece stava semplicemente iniziando una nuova vita, una vita che mi somigliava decisamente di più.
E' stato come cominciare faticosamente il viaggio nei meandri del mio inconscio, dovermi confrontare obbligatoriamente con i lati più oscuri e intimi del mio immaginario.
Perchè le amiche a volte sono le migliori dottoresse che possiamo trovare, ognuna con la sua specialità, il suo talento e soprattutto il suo tatto. E ognuna delle mie amiche ha curato una parte di me lasciata in sospeso.
C'è stato chi, non sapendo cosa dire, ha preferito rimanere ad aspettare e poi è tornata più forte di prima, chi mi ha detto che mi sarebbe stata accanto di fronte a qualsiasi difficioltà, chi l'ha presa in maniera "politically correct" e chi l'ha buttata subito sulla voglia di aiutarmi a raggiungerMi, chi è rimasta sgomenta e chi, dopo essersi fatta una risata, ha ordinato un'altra birra per brindare, chi ha giurato di sapere benissimo quale sarebbe la persona perfetta per me ( anche se non lo so nemmeno io ) e chi addirittura ha promesso di aiutarmi a trovarla.
Ho riflettuto, pianto come non mai, mi sono confrontata, mi sono superata, ho sperato, ma soprattutto...ho riso tanto, ma così tanto, da capire che il futuro non potrà non essere migliore.


La Jù.

Nessun commento:

Posta un commento