#SANREMO2015

"Razzi di qua, razzi di là 
andremo sulla Luna con il razzo delle tre.
Vola di qua vola di là
andremo poi su Venere per prendere il caffè"
cantava Bruno Martino sulle note di Nel duemila.
All'inizio di ogni nuovo anno mi viene da pensare ai vecchi film di fantascienza che parlavano del 2000 come di un futuro lontano, ricco di eventi epocali e cambiamenti rivoluzionari. In realtà, siamo già nel 2015, ma non ci sono ancora le autostrade sospese tra i grattacieli con le macchine a propulsione nucleare, o le astronavi che ci portano su Marte per un aperitivo. La nostra Samantha Cristoforetti, in orbita intorno alla Terra, è ancora costretta a fare le faccende nella sua capsula che, per fortuna, non la porterà in una dimensione parallela. Nessuno ancora è riuscito a viaggiare nel tempo come tanti film ci avevano predetto. E il Grande Fratello è solo un format che ha conquistato il mondo...dei teleutenti. Non che avrei preferito la dittatura pronosticata da George Orwell nel suo 1984, dove il regime del partito unico aveva messo sotto controllo la volontà dei cittadini, con un sofisticato sistema di telecamere. Per essere sincera, non sopperisco a questa mancanza. Non ci sarà la polizia di Orwell, ma non è meno spaventosa la mafia che spadroneggia e divora tutte le risorse del nostro Paese. Non abbiamo assistito alla Fuga da New York, ma non ci mancano i profughi che, pur di scappare dalla disperazione dei loro Paesi, rischiano la vita sui barconi dei destini spesso tragici. E, comunque, era meglio Iena Plinsky, con la sua benda nera sull'occhio, del "cecato de Roma", che ci guarda da tutti i giornali. In 1984, gli stati dittatoriali mantenevano l'ordine con lavaggi del cervello di massa e una guerra mondiale continua, vera arma di distrazione di massa. Mi astengo dal sottolineare le similitudini del profeta Orwell che aveva intuito molto, senza prevedere che ci saremmo assoggettati da soli a piccoli schermi portatili, detti smartphone.
Quello che mi dispiace è che ci sta arrivando addosso il peggio delle congetture futuristiche di film e romanzi del secolo scorso, mentre niente abbiamo guadagnato della bonaria "chincaglieria" delle macchine volanti e delle pistole a raggi laser per attraversare le porte, niente Vulcanini e orecchie alla Star Trek. Solo un ditttaore occulto, impalpabile e potentissimo, capace di mettere in ginocchio interi Stati e impoverire milioni di innocenti. Si chiama finanza. Se non ci credete, guardate il bellissimo Master of Universe di Marc Bauder, vincitore dell'European Film Awards: è un puntuale, inquietante documentario sull'abuso di potere che, senza controlli e con infinite connivenze, si è impadronito del nostro futuro.

   CANZONE CONSIGLIATA: Ti porto via con me, Jovanotti
Un'energia mostruosa per una canzone bellissima e commovente.


La Jù.



#CHARLIEHEBDO

Quando Oriana Fallaci raccontava il Vietnam, la sinistra italiana diceva: ecco, ci voleva una donna per far emergere la verità. La Oriana, ex partigiana, era "dei nostri". Poi andò con una delegazione di compagne ad Hanoi e condannò i totalitarismi che vietavano tutto, persino di ritirarsi in bagno quando se ne aveva necessità. E la stessa Oriana divenne di destra.
Così andava da noi. Persino Indro Montanelli, uomo trasparente nelle sue simpatie politiche, a un certo punto si trasfigurò in icona della sinistra italiana. Nemesi storiche. O malcostume italiano.
Forse i due campioni del giornalismo semplicemente scrivevano quel che pensavano e vedevano: si poteva condividerli o meno, invece li si bollava senza appello. Ora che destra e sinistra non si sa più dove stiano, almeno questo ci viene risparmiato. E le nemesi si consumano direttamente in Parlamento. Ma le abitudini sono dure a morire, anche nella confusione. In questi giorni sono sorti dubbi su papa Francesco, dopo gli osanna di chi cattolico non è e non è mai stato.
Nel nostro Paese, purtroppo, se non dici quello che certi ambienti vogliono sentire, sei fuori, come nei talent show. Ma torniamo a Oriana Fallaci. Non ha nulla a che vedere con i tragici eventi di Parigi, nonostante nei giorni scorsi sia tornata alla ribalta per le sue prese di posizione sullo "scontro di civiltà" subito dopo l'attentato alle Torri Gemelle di New York.
Conoscetela nell'interpretazione di Vittoria Puccini, perchè la Rai manderà in onda uno sceneggiato ispirato alla sua vita. Ma già che siamo in tema e a proposito di pesi e misure differenti, vorrei cogliere l'occasione per dire anch'io qualcosa che molti troveranno fuori luogo perchè non è politically correct.
Siamo tutti Charlie, non c'è dubbio. Siamo pronti a scendere in piazza, anche se non condividiamo il bisogno di sghignazzare su quanto è sacro per altri. Perchè la violenza e il terrorismo sono il male assoluto. Però non ci dispiacerebbe se l'Eliseo si scusasse con noi italiani per come ci ha "canzonati" quando chiedevamo l'estradizione del terrorista-assassino Cesare Battisti. E non era il solo ad aver prostato il nostro Paese con il terrore e trovato accoglienza nei salotti alla moda d'Oltralpe. Discernere tra rifugiati politici e assassini comuni era così difficile? No, la matrice di Battisti non è differente da quella degli attentatori parigini. Anzi, spesso le vittime dei terroristi italiani onesti servitori dello Stato: applicavano leggi stabilite da un Paese non meno democratico della Francia. Per favore, non limitiamoci alle emozioni che possono addirittura essere strumentalizzate, come mi è parso vedendo tutti quei premier-carcerieri di giornalisti sfilare per le strade di Parigi.


La Jù.