STATO DI NECESSITA'

L'ho scoperto quasi per caso ritrovandomi a collezionare nel tempo le risposte preziose che mi ha dato ogni volta che ero triste. E anche quando ero felice.
In effetti è vero: per me, scrivere, è la RISPOSTA.
Risposta a tutto, in ogni senso, universalmente.
Non è vero che per scrivere si deve necessariamente essere tristi. E' vero invece che bisogna essere motivati da un sentimento forte, condizionante.
Può essere la malinconia, ma anche l'allegria, la tristezza o l'eccitazione. Si può aver voglia di urlare per disperazione o per entusiasmo. Ecco, è lì che per me arriva il bisogno di scrivere. Un qualcosa da scrivere, ascoltare, gridare, leggere, cantare, fischiettare, mugugnare, regalare, storpiare, reinventare.
Lo scrivere è tutto ed è di tutti.
Sono gelosa e ammetterlo mi costa, ma uno bravo, una volta che è stato scritto e pubblicato, diventa del mondo intero. Mi consolo pensando che, secondo questa logica, anche quello che succede agli altri diventa un pò mio, una volta lasciato libero di correre...e questo mi piace.
Ho fame di scrivere, ho sete di scrivere, faccio colazione con le parole e me le sogno di notte e di giorno. Bramo l'uscita dei bei libri nuovi, e la soddisfazione più grande che mi sono tolta, quando ho raggiunto l'indipendenza economica, è stata potermi comprare tutti i libri e la musica che volevo.
Ricordo che da piccola risparmiavo anche le mille lire per riuscire ad acquistare almeno un libro al mese, e se riuscivo a permettermene due ero davvero entusiasta. A Natale, poi, era un tripudio perchè la lista dei regali era tutta incentrata sui libri: libri, mini-libri, penne, quaderni, abbonamenti a qualcosa, tastiera, chitarra. Ogni anno cresceva la mia passione...e con lei il mio mini-studio d'incisione di pensieri.
Non ho mai pensato di saper scrivere, e la cosa oggi mi fa sorridere perchè in realtà non sognavo di aprire un blog e scriverci su. Pensavo alle parole come a un mezzo utile per far "suonare" le cose che scrivevo e che poi qualcuno avrebbe magari cantato, non importava se ero io o qualcun'altro, l'importante era il "feeling".
Ancora adesso è così. In vita mia ho preso poche lezioni di scrittura e appena ho capito i meccanismi della vita ho mollato tutto, un pò per pigrizia, un pò per mancanza di tempo ( soprattutto per pigrizia, però). Non consiglierei a nessuno di fare lo stesso, ma adesso mi sentirei disonesta se raccontassi di aver dedicato la mia adolescenza allo studio della tecnica di scrittura.
Tutt'oggi non credo di essere una brava a scrivere, anzi, la verità è che provo un pò di imbarazzo quando qualcuno mi dice che ama ciò che scrivo. Mi sento quasi in colpa...perchè so che è la mia mano "maleducata". E sorrido.
Sorrido perchè so che nell'arte l'unica cosa che conta, alla fin fine, è sempre l'emozione e l'onestà con cui la fai. E io sento di non aver mai mentito, mai simulato: la penna e il foglio di carta sono da sempre i miei fratelli, veri alleati. Gli unici in grado di sostituirsi ai discorsi e, se letta, ogni parola vale sempre un pò di più.
E' così, è come se le parole mi proteggessero.
Sento che gli effetti negativi di tutti gli anni di chiusura e rifiuto verso il mondo sono stati in realtà stemperati dalla capacità che ho avuto di creare un mondo solo mio fatto di parole, canzoni, pensieri, in cui tutto aveva un senso, un linguaggio, una completezza che non andavano toccati.
Mi fa paura, adesso, trovarmi qui a scriverlo, il timore è di rovinare tutto.
Qualcosa mi dice che dovrei rimanere com'ero e tornare a vivere chiusa in quel microcosmo in cui ci siamo solo io e le mie parole, perchè fuori di lì non so cosa potrebbe succedermi. Ma quello è un mondo a metà, seppur affascinante.
Non ci si può votare al dolore, non c'è niente per cui valga la pena farlo.
Quindi il mio è un rischio, e lo corro certa del fatto che esiste un universo fatto di parole e musica e solo di parole e musica in cui si può vivere anche senza dover rinunciare a tutto il resto.
E sto zitta mentre penso che anche questa esperienza mi ha già insegnato qualcosa...che un giorno capirò.
Con le "mie" parole, in questi anni, è stato come vivere su un ottovolante, amplificando ogni emozione, il bello e il brutto...forse per paura di perdersi qualcosa di importante.
Quella A maiuscola scritta sul quaderno con in copertina i Power Rangers è stata la prima di tante altre che gelosamente conservo tra i quaderni infiniti che ho scritto: li rileggo tutte le volte che, come quel primo giorno di scuola, mi sento persa. Perchè di giorni neri ce ne sono tanti e ce ne saranno, ma so per certo che c'è qualcosa pronto a farmi sorridere e capace di colorare il buio. Ancora oggi, dopo tanti anni, ritrovo la timida compagna di banco che contava con le dita dietro l'astuccio, e ancora oggi la adoro almeno un pò.

La Jù.

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