DIVERSAMENTE GENITORI

Forse bisognerebbe partire da qui, da una definizione che ci è vagamente familiare, per sentirci rassicurati ( quando esiste un modo per dire qualcosa, allora vuol dire che c'è, che ha diritto di esistere) e non spaventarci troppo per questa nuova faccenda di cui tanto si parla: la famiglia gay.
Qualcosa che va oltre il coming out e il riconoscimento delle coppie di fatto, perchè travalica i confini e si appropria di un format della tradizione (la Famiglia, appunto, quella con la F maiuscola), rivoluzionandone gli addendi: non più lei + lui, ma lei + lei (o lui + lui) + un figlio. Un'ipotesi che tecnicamente presenta degli ostacoli, ma che di fatto esiste già.
Perchè poi, si sa, quando una cosa la desideri fortemente, un modo per ottenerla lo trovi sempre. Anche a costo di passare ore davanti al computer a caccia di un donatore di sperma o di chiedere a un amico etero di regalarti una sessione di sesso non protetto, o magari tentando la strada dell'utero in affitto, come usa tra le star. L'adozione meglio lasciarla stare, da noi non si può.
Per bypassare gli ostacoli burocratici si fa prima a fare da soli, andando in una clinica all'estero o ricorrendo a un sotterfugio, in pratica aggirando la legge. Una cosa che ci rende tutti più tranquilli- occhio non vede, coscienza non duole - ma non risolve il problema. Che rimane. E non serve far finta di niente.
Se centinaia di persone scendono in piazza in Francia per contestare o sostenere, in due schieramenti contrapposti e agguerritissimi, il progetto di legge che ammette i matrimoni gay (con tutti i prevedibili annessi e connessi, adozione compresa); se una sentenza della Cassazione in Italia afferma che "non ci sono certezze scientifiche o dati di esperienza" che provino il fatto che bambini allevati da genitori dello stesso sesso non possano avere una crescita equilibrata; se Jodie Foster, dopo anni di inattaccabile fairplay, sceglie la platea dei Golden globes per fare (finalmente) outing davanti ai due figli commossi, significa che la polvere sotto il tappeto è troppo alta. Dunque, è ora di togliere il tappeto. Anche se questo ci costringe a resettarci, ad aprire una nuova finestra nella camera ristretta delle nostre convinzioni, a fare piazza pulita di paure e pregiudizi. E pazienza se vanno a pallino anni e anni di psicanalisi, di complesso di Edipo e se ci toccherà ripensare i ruoli (il papà che detta le regole e la mamma che aiuta a trasgredirle), tanto i ruoli sono già in fase di smottamento per conto loro. Tanto più che la coppia etero non è di per sè garanzia di qualità.
Conosco genitori separati, con orientamenti sessuali standard, che hanno fatto polpette dell'equilibrio mentale dei propri figli tra battaglie legali e dispettucci da asilo nido.
Io credo che i figli vogliano sentirsi soprattutto voluti e amati. E se vivono in una casa in cui nella lavatrice finiscono solo reggiseni e niente boxer (o viceversa), in fondo, non è poi questa tragedia.

Bacioni.

Jù.

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