PERSEMPRE

"Giura che mi dirai tutto. E che sarà per sempre. Finchè morte non ci separi".
Quando, tra tutte le persone che incontriamo, ne arriva fatalmente una che ci sveglia e ci raggiunge proprio lì, dove fino a quel momento faceva freddo, viene spontaneo chiederglielo: "Giura".
Le chiediamo, anche se ormai abbiamo perso il coraggio di farlo per davvero, perchè - se pure quella persona ci rispondesse "Sì, te lo giuro" - ne abbiamo vissute tante di storie cominciate bene e andate a male, ne abbiamo viste troppe. Ormai lo sappiamo che il persempre è dei nonni, è dei libri brutti, dei film bugiardi, delle pubblicità, lo sappiamo che niente, anche se vale, proprio perchè vale, dura per sempre.
No?
No.
Perchè io, a volte, non ci credo che sia scaduta, l'epoca del persempre. Se non è destinata a durare per sempre, quale epoca può farlo?
E' che nel persempre, però, temo dovremmo mettere in conto di infilare tante cose. Dovremmo infilare i dubbi dell'altro. I nostri. Dovremmo infilarci delle settimane che rotolano senza scambiarsi una parola, un messaggio, una faccina su Facebook. Dei mesi, magari pure degli anni. Dovremmo infilarci delle porte rotte, delle urla che ci volevano, delle urla che non ci volevano. Puzze, bollette scadute perchè ognuno era certo che non toccasse a lui pensarci, dovremmo infilarci delusioni, un pò di noia, sospetti, un pò di noia, viaggi da soli, con un amico, troppi figli, niente figli. Altri amori, o giù di lì: perfino altri amori dovremmo mettere nel conto di infilare, nel nostro amore persempre.
E forse dovremmo capire che chi non potrebbe mai, per nessun motivo al mondo, tradire, è perchè forse non sa amare.
Tradire con un'idea, con un dolore, con il nuovo lavoro, con il Milan, con un'altra persona: può capitare che qualcosa o qualcuno ci distragga da quello che più conta per noi, da quello che è per sempre. Può capitare.
Ma non dobbiamo spaventarci: anzi, ripeto. Se chi ci sta accanto non sa farlo, se cioè non è mai stato così fragile da distrarsi da noi e così forte da ritornare, quando s'imbatterà nella prima idea, nel primo dolore, nel primo nuovo lavoro, nella prima persona che gli piace anche se non siamo noi, ci mollerà. Credendo che quell'idea, quel lavoro o quella persona siano più importanti di noi: e addio persempre.
Bisognerebbe, insomma, non confondere la storia con la cronaca, perchè sia persempre.
Bisognerebbe non confondere un fallimento ( mi hai tradito? Ti perdono, vieni qui e abbracciami, su ) con una conquista ( mi hai tradito? Ti perdono, vieni qui e abbracciami, su ). Non confondere il valore inestimabile della verità di quello che sentiamo con la merce scadente che spesso si ritrova a essere la realtà dei fatti.
Quindi bisognerebbe essere tanto intelligenti da fare finta di essere scemi, ogni tanto. Fare finta di non capire, di non vedere. Stando sempre attentissimi, però.
Perchè è di infiniti non detti che forse vive il persempre: tanto che forse non dovremmo mai chiamarlo nemmeno per nome. Così che, quando quella certa persona a un certo punto lo troverà, il coraggio di chiederci "Giura che mi dirai tutto, e che sarà per sempre, finchè morte non ci separi", noi potremo risponderle "Sì, certo. Ti darò tutto. Ma basta che non sia per sempre. Che sia un giorno alla volta. Perchè la vita non ci separi".

Ju. 

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