TUTTO SI MUOVE.

La scorsa settimana ho letto un bella intervista su James Murdoch. Suo padre Rupert, partendo da un'isola in capo al mondo, l'Australia, ha edificato, in mezzo secolo, un impero dei media. Facendo le debite proporzioni, mi ricorda quello della Regina Vittoria alla fine dell'Ottocento: non solo un agglomerato di terre e popoli, ma uno stile, nel bene e nel male. Dico anche male, perchè i Murdoch, come l'aristrocrazia coloniale britannica, di errori, insieme alle conquiste, ne hanno commessi. Però lui, James, l'erede più in vista, credo non gradirebbe questo paragone, non tanto perchè mette in evidenza i chiaroscuri, ma in quanto ha dedicato buona parte dell'intervista a spiegare ai lettori che gli imperi non esistono. Danno un senso di staticità, di soddisfazione, di statu quo da rispettare. E così, sono destinati al declino. Bisogna essere, invece, sempre in cammino, su e giù per la montagna della vita, cadere e rialzarsi, imparare la lezione, guardarsi intorno, ammettere che il mondo gira e in un attimo ti fa sentire inadeguato. Direbbe qualcuno: è la sindrome del tapis roulant che corre sempre all'incontrario; basta, lasciateci scendere, abbiamo il diritto di restare fermi, sonnecchiare e decrescere in felicità. Certo, ciascuno di noi dovrebbe avere la possibilità di costruirsi la cuccia che desidera. Ma ci sono certe regole...
Credo esista, per tutti coloro che vogliono lasciarsi vivere, un tempo per riposarsi e uno per edificare. In fondo, il ciclo della natura è imperniato su quest'equilibrio; e non si può aspettare quando l'esistente va a rotoli. Provo a spiegarmi usando le parole di un genio, scritte molti anni fa ma valide dalla notte dei tempi fino al più lontano futuro che riusciamo ad immaginare. Scrive Albert Einstein: "Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perchè la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso, senza essere un "superato". Chi attirbuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscite. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perchè senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla".
Sposiamo queste parole senza riserve. E ogni volta che sbagliamo, non è una tragedia: abbiamo solo vissuto.


La Jù.

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