#SANLORENZO

Ogni tanto capita.
Ignoro se succeda a tutti indistintamente o soltanto a qualcuno. Mi domando con che frequenza accada agli altri o se per alcuni, particolarmente sensibili o sfortunati, sia una condizione strutturale, con cui convivere ogni giorno.
Arriva piano, quasi impercettibile, come una marea che, all'inizio, lambisce i piedi con subdola dolcezza e poi sale, fino a raggiungere le ginocchia, la vita, la pancia, il petto, il collo, gli occhi. E ci si ritrova ad annaspare, increduli ed inermi.
Ultimamente mi sorprende spesso, questa marea infida, e ancora oggi mi chiedo se mai riuscirò a liberarmene, almeno per una volta, o se sarà sempre lì, nascosta, muta, ad attendermi dentro gli anfratti della mia quotidianità - l'intercapedine tra l'armadio e il muro, la cesta dei giornali da conservare, il cassetto delle pentole in cucina -, pronta a dilagare e a travolgermi nuovamente.
E' difficile stabilire con esattezza cosa la scateni e perché. Forse la stanchezza, i troppi sì pronunciati per incoscienza o per incapacità di dire no, una notizia che fa trasalire, una distesa di giorni uguali a lastricare il futuro prossimo, la consapevolezza delle responsabilità, un insolito, persistente mal di vivere, il desiderio che si fa urgenza di confidarsi con chi non c'è più, amici che si confidano con te in cerca di consigli e tu che non riesci a confidare loro quello che a te sta succedendo, la mancanza di leggerezza, il poco tempo, tutto questo unito alla sindrome di Pollyanna che diceva, dalle pagine dello stupido libro per fanciulle di cui era protagonista, che bisogna essere sempre felici perché esiste sempre una sventura peggiore della tua.
E' capitato ieri. E ancora boccheggio. Mi sono svegliata con la lucida consapevolezza di non farcela. "Non farcela a fare cosa?". Semplice: tutto. E, come una marea, mi ha travolta l'ansia. Ma non un'ansia circoscritta, legata ad un evento, a una prova, a uno scoglio da superare oltre il quale tirare il fiato e ricominciare di slancio. Piuttosto una generalizzata paura dei giorni a venire e delle incognite, degli affanni e delle fatiche che li riempiranno. E mi sono ritrovata in mutande, all'alba, seduta sul terrazzino, di fronte a un cielo coperto che rifletteva l'immagine di una tizia pallida, con i capelli spettinati e lo sguardo spento.
"Come siete brutte, tu e tutta quell'angoscia disegnata in faccia", ho detto io. "Sarai bella tu, sciattona tremebonda e inetta", ha risposto la disperata dentro lo specchio. Ho perso l'appetito, l'energia e la bussola, fagocitata dal mio ombelico e dal terrore di stare al mondo.
Non so se esista un antidoto, capace di scacciare quella marea che aggroviglia i sensi e li paralizza.
In mancanza della ricetta di una panacea universale anti-mostri, ho cercato la mia personale via d'uscita dalla pozzanghera di catrame. Se avessi potuto sarei scappata lontano, lasciando a casa tutto e la tizia malmostosa nello specchio. Impossibilitata alla fuga, ho deciso di chiamare un'amica, anche se non telefonavo a lei da mesi, inghiottita com'ero dallo stupido vortice dei miei affanni. "Ehi, ciao. Come stai? Io non mi sento molto bene. Ti va se ci vediamo e ti racconto?". Ha detto di sì.
La tizia pallida si è messa il rosso e le lacrime sulle guance, ha domato i capelli spettinati e si è data una calmata, per gratitudine verso quel sì e per amor proprio.
E ha funzionato. Avere accanto propri simili, preferibilmente coetanei, anch'essi periodicamente lambiti da quella stessa marea, è un efficace antidoto. Riconoscersi, condividere lati oscuri e luminosi delle rispettive esistenze, ritrovarsi uguali nelle paure e nelle energie, devastati e splendidi nell'arco di una stessa giornata, è un toccasana portentoso.
Perché a volte, nello specchio, oltre alla propria immagine stropicciata e atterrita, è necessario scorgere quella altrui, così simile e confortante da farti da zattera e metterti al riparo da ogni marea.


   CANZONI CONSIGLIATE: La donna cannone, Francesco De Gregori + Non importa veramente, Niccolò Agliardi.
Ma io bacio ancora le ferite, per far andare via il dolore, anche se ormai non credo più che faccia effetto.




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