NOTTEINBIANCO&PENSIERICOLORATI

Mia madre è la cucina. Mio padre è il salotto. Più precisamente il divano del salotto.
Io, invece, sono stata camera mia e quella soltanto. Lì dentro c'ho buttato di tutto. Ho cercato di coprire i muri spogli con quante più foto e ritagli di giornale potesse, solo perchè al momento di dormire potessi fingere di trovarmi ancora lì, in quei posti , dove, in un certo senso, ero salva insieme a James Dean, Montgomery Clift e John Lennon.
Una volta il prete ha detto che la salvezza te la guadagni a forza di portare croci in cima al tuo monte sacro. Io, sulla sua cima, ci portavo gli amici a vedere le mie promesse infrante. Sembrava più un cimitero di una città fantasma che non fa più paura. Un posto come un altro dove giocare a poker.
In due grossi scatoloni ho tenuto fino all'altro ieri tutte le mie lettere. I biglietti dell'autobus non timbrati. Le frasi scritte su un pezzo di scottex e appiccicate alla bell'e meglio sul parabrezza della macchina. Ho tenuto tutto quanto come una maniaca. O forse solo come una che ha paura di perdere. Un nome, un indirizzo, un episodio. Qualche vita da trovare in uno scatolone quando la tua cade a pezzi. Parole mai paghe, ma invecchiate in attesa di riscuotere gli interessi di una risposta ancora da venire.
I mie diari.
Leggo qua e là. Ah...anche dieci anni fa avevo paura.
"Senza poterlo dire a nessuno. Perchè si aspettano da me che li ascolti, che li salvi, che lì io sappia sempre cosa fare...".
Le solite cose. Un pò meno "svegliarmi alle tre del mattino perchè un fantasma di dieci anni prima bussa alla mia notte...".
Stupido l'aver "raccontato tutta me stessa alle prime orecchie disponibili, solo perchè in giro non c'era nessuno di meglio e io avevo bisogno di sfogarmi". Stupida, si. Però quante volte, anche ieri.
"Finito per regalare a un estranea le mie scelte deprecabili" ( Deprecabili...da quando La Jù conosce questi termini?)
Tracce di me in quel "troppe volte desiderato aver un amica ( una mamma?) che mi capisse e non perchè mi comsidero ( scritto così, con la m- ora la riconosco mia mamma ) una persona di cui si può sentire la mancanza, il bisogno. Ma perchè so cosa vorrei, che chi mi sta accanto amasse, possedesse, detestasse, insomma. Una che fosse abbastanza vicino a me da permettersi il lusso di vederci dentro e aiutarmi, senza per questo prendermi per il culo. Senza dover sempre nascondere, difendere la porta che blocca il mio universo. Ti accorgi ben presto che non puoi pretender dalla gente che sia come tu la sogni. Perchè non ne hai il diritto.
Poi tutti quei maledetti non capisci, non capisci, non capisci...
Non sono quasi mai gli altri a non capire. La colpa è di chi spiega- vedi innumerevoli prof di mate che fanno odiare la materia a tutti quelli che amando la matematica avevano scelto proprio lo scientifico. E più vuoi raggiungere tutti, più rischi di perdere quei pochi che a fatica avevi conquistato...
Qualche volta mi piacerebbe essere morta prima...".
E scopro di essere rimasta sempre e soltanto sulla soglia di me stessa.

La Jù.

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