UNIVERSI PARALLELI

Sono curiosa.
Sorpresa dal mondo.
Mi emoziona la velocità del volo, ma so leggere il percorso paziente di una goccia di pioggia lungo il finestrino dell'auto.
Mi perdo a osservare quando dorme mio nipote, a immaginare i fuochi che lo animano, mentre respira leggero.
Amo la lontananza, mi avvince immaginare, quasi più che incontrare.
Del mare godo a leggere le profondità, dei sogni provo a ricordare i colori, delle donne cerco prima la loro ombra.
Mi sorprendo a sentirmi crescere, godo al pulsare del sangue nelle vene.
Mi esalta il silenzio che silenzio non è mai. Provo a coglierne i suoni del pensiero, gli impercettibili aliti.
Leggo le mani, quando le mani dicono.
Mi piace raccontare vite che non so, interpreto volti anonimi. In macchina, dentro a una discoteca, in una chiesa, lungo i marciapiedi della notte.
Provo a stupirmi della mia città, brutta.
Rinasco dentro a un cortile. Mi sento protetta, cancellata dalle nebbie di un pomeriggio avorio.
Ho imparato a sopravvivere senza le notti stellate. So riconoscere la complicità della luna d'agosto anche dentro a un parcheggio.
Mi accresco rivivendo la strada dove sono cresciuta.
Mi emoziona l'odore della ferrovia. Godo del sordo brontolio della metropolitana di Parigi sotto i miei piedi.
Amo partire perchè già assaporo i sottili fremiti del ritorno.
Mi scuotono i cantieri della periferia di Milano, mi esaltano le luci del centro. Non sono mai riuscita a odiare la folla. La gente mi intenerisce, mi piace guardare come cammina, interpretarne i passi. Mi sorprendo a inventarle destinazioni- forse destini- inevitabili. Stupita degli altrui percorsi.
Ho imparato a rispettare le cadenze del dolore così simili ai ritmi del gioire.
Godo del nulla manifesto perchè so che il nulla è sempre qualcosa. Mi culla il dada di un neonato, mi perdo a interpretarne il ronronner di un gatto.
Concedo anima agli oggetti. Regalo radici a piante di roccia.
Offro perchè e non chiedo.
Mi amo quando amo.
Amo immaginarmi amata.
Cresco con i campi di trifoglio, l'estate.
Mi parla il crepitio del fuoco, l'inverno.
Mi perdo lungo le strade dei tuoi sguardi.
Quei tuoi occhi. Un lampo che sa togliere il fiato.
I tuoi occhi sono memoria e oblio, sono oceani e tundre, sono strade lente, affannose, sono praterie ritmate da venti lievi. Sono il tuo darti inconscio, improvviso, sono segreti rubati in pochi attimi. E sono inviolabili forzieri.
Mi perdo sulle onde dei tuoi fianchi. Quei tuoi fianchi. Conosco il tuo corpo che non ho mai conosciuto. Mi inebrio del sapore della tua pelle che non ho ancora respirato.
Accondiscendo percorsi che mai mi sono stati indicati. So bene che in te non mi perderò perchè in te vive sentiero, non traccia alcuna. Bisogna immaginarti, sorprendersi a stupire per come ti lasci pensare.
Questo, vorrei saper raccontarti quando le nostre due vite si sfiorano.
Questo vorrei essere davvero. Non è ancora così, e forse tu non sei davvero così.

La mattina, quasi ogni mattina, davanti alla luce del giorno, andiamo al lavoro. Non sono neppure certa che a te piaccia, il tuo lavoro. Ti immagino posare la giacca da qualche parte, non per forza un attaccapanni, più semplicemente un appendino. Eppure abbiamo la giacca dello stesso colore. Stesso colore, stesse tasche, persino stessa etichetta. Chissà se ogni tanto, la sera, spento il televisore, proprio mentre ottemperi a una banalissima quotidianità, magari mentre ti lavi i denti o prendi un infuso di valeriana, provi a immaginarmi, identica a te. Chissà se vivi le mie stesse ovvie nevrosi. Come tutti. Chissà se sai essere curiosa. Come me. Perchè un pò di cose che ho scritto, in fondo, sono vere. Potresti provare. Tentare di stupirmi per stupirti di te: fare qualche chilometro, piano, pensando a quello che devi dirmi; dirmi di uscire o suonare il campanello. Stampato in viso un sorriso un pò imbarazzato mentre mi immagini osservarti al di là della finestra della cucina. Entrare. Non dirmi niente. Soltanto sederti sul divano verde acqua. E guardarmi. Con quei tuoi occhi che calamitano emozioni. Farlo io? No, mi dispiace. Io non ne sarei capace. Non so agire mai. Io al massimo posso scrivere. Ma le mie lettere non conoscono recapiti. Ricordi? Amo partire perchè già assaporo i sottili fremiti del ritorno. Appunto.
E se tu non mi rispondi?

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