IL ROSSO & IL BLU

Alla fine tutto è stato inghiottito dal Grande Pacco: i compiti scritti, i giudizi, le terze prove, i verbali stesi con cura o con fretta, le domande poste ai candidati durante gli orali, i voti in quindicesimi, in quarantacinquesimi, in centesimi, e anche le paure, la noia, queste lunghe mattinate di sole e apprensione, le mille discussioni per un punto in più o meno, le solite osservazioni su una studentessa che ha studiato tanto e ha reso così poco, gli apprezzamenti e le delusioni, le strette di mano in coda alle interrogazioni, e quelle ultime domande, cosa farai dopo, passaci a trovare, mi raccomando, certo professore, ripasserò di sicuro: tutto, tutto va a finire dentro al Grande Pacco, in quel loculo fatto con la carta da imballaggio, chiuso bene con lo spago e la ceralacca rossa, timbrato con forza tre o quattro volte, firmato e controfirmato dai professori dal presidente di commissione e posato lì su un banco come un cubo insensato.
E' la conclusione metafisica e burocratica di questa umanissima vicenda degli esami di maturità. Mette una certa malinconia questo rito conclusivo, con gli insegnanti di tutte le materie impegnati a fare il pacco per benino, a tirare lo spago come si deve, a lasciare i propri nomi su quella carta gillastra: e poi nessuno sa più cosa fare, si rimane ancora lì nell'aula mezzi imbetiti attorno a quel bestione pesantissimo che s'è ingurgitato queste difficili giornate di giugno e di luglio, queste mille carte sudate, tutte le domande pignole e le risposte tremanti.
Il Grande Pacco verrà riaperto solo se qualche studente farà ricorso, altrimenti rimarrà per cinque anni nel buio di qualche scantinato del Ministero e poi verrà incenerito.
Gli insegnanti non hanno più nulla da fare e i ragazzi vogliono solo andare via.
Al mio esame di maturità ho cantato Paranoid Android dei RadioHead anche se ero arrivata sconvolta per una ceretta che mi aveva ustionato cosce e polpacci. Comunque è andata bene lo stesso.
Mi ricordo la professoressa Sestili, vent'anni di italiano e latino nelle scuole di tutta Bergamo, con un filo di voce a dire che c'erano della pastelle e un pò di aranciata, perchè questo era il suo ultimo giorno di scuola, la trasferiranno ancora non si sa, se ne andrà anche da Bergamo. Ricordo d'improvviso che mesi addietro avevo organizzato una raccolta di denaro per farle un regaletto, cinque euro a testa.
"E' così bello il braccialetto che mi avete regalato", mormora la Sestili muovendo il polso dove luccica un leggero monile d'oro. Avevamo brindato con l'aranciata e il succo di frutta, ci eravamo scambiati bacetti e abbracci e poi ci eravamo salutati.
Per quell'anno era proprio finita, e in fondo al cuore mi era sembrato che anche questo pezzo di vita, come tutto il resto, sarebbe terminato dentro al Grande Pacco e che non sarebbe stato mai più riaperto.

La Jù




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