CIAO AMORE CIAO

Il 13 aprile 2006, mentre eri all'ospedale per i soliti controlli, ti eri sentito male e ti avevano ricoverato. Il medico con cui parlammo disse che era convinto che non ce l'avresti fatta, che la situazione era molto critica. Passarono due giorni e tu ti riprendesti, miracolosamente, come disse quello stesso medico.
La domenica che venni a trovarti eri fuori, nel giardino dell'ospedale, seduto su una panchina. Indossavi un pigiama azzurro e il tuo viso, anche se provato dalla malattia, appariva meno teso e stanco del solito. Quando arrivai mi chiedesti di fare due passi. Era primavera, l'aria era calda e il giardino pieno di fiori. Mentre camminavamo nessuno di noi parlò e ad un tratto, come se tutta la paura di perderti fosse arrivata in quel momento, ti abbracciai come una innamorata timida che all'improvviso trova tutto il coraggio del mondo. Non so quanto tempo siamo rimasti stretti, in piedi vicino all'aiuola, nel sole di quel pomeriggio di aprile.
Al termine della visita mi avevi voluto accompagnare al cancello e mentre scendevo lungo il viale mi sono voltata, e tu eri ancora lì che mi guardavi camminare. Quando hai alzato la mano per salutarmi mi sono dovuta trattenere per non correre da te. Ho ricambiato il tuo saluto e poi ho continuato a camminare, come un automa, con le lacrime che mi rigavano il viso.
Ho sempre pensato che noi ci siamo congedati quel giorno, in forma privata, lontano dagli occhi di tutti.
Un congedo d'amore nella stagione più leggera dell'anno.

( Fine)
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Ju.

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